Oggi, cinque anni fa, moriva dopo una lunga malattia Luca Rastello. Giornalista e scrittore, attivista nel movimento di solidarietà italiano con le popolazioni della ex Jugoslavia in guerra, è stato primo direttore della testata online ‘Osservatorio Balcani’.
“In questo libro non si parla di Sarajevo. E forse neanche della periferia bosniaca, lontana da Sarajevo, che ha occupato la mia testa e molto del mio cuore per cinque anni. Si parla di una marcia al ritmo della fanfara: cadi in un luogo di guerra pensando di portare un punto di vista, difendere un ruolo, rappresentare una cultura; molto probabilmente invece, è la guerra che ti assegna il ruolo che ha deciso per te. Crescono alcune cose oscure e ambigue ai margini di una guerra: fra queste, ti piaccia o no, ci sono i piani di pace, le truppe di pace, le azioni di pace, gli accordi di pace, tu”. Luca Rastello concludeva così il suo primo libro “La guerra in casa ” uscito nel 1998 per Einaudi.
Luca Rastello, come scrivevamo su OBCT all’uscita di un suo libro postumo, era giornalista, scrittore, instancabile combattente e attivista. Morto nel pomeriggio del 6 luglio del 2015 , a soli 54 anni, dopo una lunga malattia che aveva – oserei dire – “preso per il bavero”, in una sfida che ha affrontato con ironia e testardaggine deciso a vincere la battaglia.
Luca Rastello è stato inviato del settimanale Diario, ha diretto le riviste L’Indice e Narcomafie, è poi entrato a L’Espresso, a D Donna e infine nella redazione di Repubblica. Ma Luca è stato anche uno delle migliaia di italiani che con lo scoppio, a partire dal 1991, dei conflitti di dissoluzione della Federazione jugoslava ha intrecciato il suo lavoro di giornalista con quello di attivista/volontario in azioni di solidarietà con le popolazioni che fuggivano dalla guerra.
È così divenuto uno degli importanti nodi della rete solidale italiana attiva dagli anni ’90 e riunita nel Consorzio Italiano di Solidarietà, organizzando l’accoglienza di bosniaci profughi, la raccolta di aiuti umanitari e l’organizzazione di molteplici iniziative pubbliche con il “Comitato accoglienza profughi ex Jugoslavia di Torino” da lui fondato con un gruppo di amici.
Qui sopra abbiamo citato alcune righe di “La guerra in casa” nato da questa esperienza pubblica, intrecciata con quella privata e le testimonianze raccolte nei continui viaggi tra Italia e Balcani. A questo libro è poi seguita una corposa produzione letteraria: Piove all’insù (Bollati Borghieri, 2006); Io sono il mercato (Chiarelettere, 2009); Undici buone ragioni per una pausa (Bollati Boringhieri, 2009); La Frontiera addosso . Così si deportano i diritti umani (Laterza, 2010); Democrazia: cosa può fare uno scrittore?, scritto a due mani con Antonio Pascale (Libri di Biennale Democrazia, 2011); Binario morto. Lisbona-Kiev. Alla scoperta del Corridoio 5 e dell’alta velocità che non c’è (Chiarelettere, 2013); I buoni (Chiarelettere, 2014).